Toffè e Zuma, due “medici speciali” per i ragazzi con spettro autistico dell’associazione L’isola che non c’è

FERMO – Prima c’erano bambini e ragazzi che spesso, al solo vedere un cane, scappavano via e, pur non riuscendo a comunicare, facevano capire di avere un terrore vero dei quattro zampe. Ragazzi le cui reazioni erano imprevedibili e pericolose, tanto da renderli incapaci di gestire le emozioni.

Per tutti loro sono arrivati al centro per l’autismo l’Isola che non c’è due ‘medici’ del tutto speciali, Toffè e Zuma, una barboncina gigante la prima, una labrador la seconda, cani addestrati per la pet therapy da Cristiano Bellissimo, dell’associazione La Tribù dei nasi freddi, che racconta mesi di grande fatica ma anche di soddisfazioni enormi: «Quando il presidente del centro per l’autismo Sandro Ferri mi ha chiamato per questo progetto ho subito accettato, racconta Cristiano, avevo incontrato persone con lo spettro autistico in ospedale, so che i miei cani sono in grado di gestire anche questo tipo di attività, per loro faticosa e impegnativa ma senz’altro gratificante».

L’appuntamento al centro era per il mercoledì pomeriggio, una volta ogni 15 giorni e per due ore, i ragazzi hanno cominciato ad aspettare con gioia l’incontro con i cani, hanno capito il rispetto e l’affetto, i gesti e i modi con cui bisogna trattare un animale sensibile e delicato ma anche forte, deciso, rassicurante.

Hanno imparato a mettere loro il guinzaglio, a portarli a fare passeggiate, a farli sedere, a chiamarli per nome. «I ragazzi riportavano a casa dai genitori il nome del cane, segno che qualcosa nei loro pensieri è scattato, che c’è stata una connessione. Molti hanno vinto una paura istintiva nei confronti dei cani che li portava ad avere delle fughe improvvise e pericolose quando ne vedevano uno. Per tutti è stata un’esperienza emotiva molto forte e significativa che nessuno dimenticherà».

«I miei cani sono addestrati per le situazioni come questa, spiega ancora Cristiano, ma di sicuro è un lavoro importante e stancante, avevano bisogno di essere sostituiti dopo tre quarti d’ora di impegno per riposare un attimo. Erano attenti, concentrati e delicati, il rapporto che si è costruito con i ragazzi, una trentina quelli che abbiamo visto, delle più diverse età, era commovente e veramente emozionante anche per noi. I cani sono mediatori con le persone fragili, con chi ha bisogno di trovare un modo diverso per comunicare, si fanno carico loro delle nostre difficoltà e davvero sanno curare tante paure».

Bellissimo ha quattro cani, due formati e due in formazione, sta mettendo in piedi a Monte Urano uno spazio che diventerà una pensione per cani, mentre prosegue con il suo lavoro nelle case di riposo, nelle carceri, negli ospedali, ovunque il naso freddo di un cane possa portare conforto.