APPELLO – «La situazione della moda è tornata al centro del dibattito, con i dati sull’export del I trimestre 2024 che non sono dei più confortanti. Dati che, se analizzati sotto il profilo della produzione, sarebbero ancora più drammatici. Quello che però davvero preoccupa, più dei numeri, è che c’è una chiara perdita di competitività delle nostre imprese a vantaggio della concorrenza estera, che ormai ha conquistato grosse fette di mercato a nostro danno. I competitors internazionali, infatti, si sono organizzati sotto il profilo dello stile e della qualità e riescono ad essere concorrenziali per una serie di ragioni che vanno dal costo del lavoro a tassazioni più vantaggiose rispetto al nostro Paese». E’ questo l’allarme lanciato da Confartigianato, nelle figure del vicepresidente Lorenzo Totò e del responsabile Export Paolo Capponi.
«Il sistema nazionale ha subìto grandi scosse, – sottolinea l’associazione – prima con l’embargo russo, poi con le varie guerre, tanto da aver bisogno di maggiore stabilità. Anche l’arrivo dei grandi brand internazionali con le proprie produzioni sul territorio non sta più producendo un volume d’affari significativo. La crisi del comparto si inserisce quindi in un contesto economico già segnato da incertezze globali e tensioni geopolitiche. Le aziende del distretto devono confrontarsi con un mercato globale instabile, che influisce negativamente sulle esportazioni e sulla crescita. Basti pensare ai danni causati dall’embargo imposto sulla Russia, il cui mercato rappresenta oltre il 40% del nostro mercato locale».
Confartigianato aveva già espresso la necessità di un sostegno alle imprese che più hanno avuto ripercussioni da questi, seppur giusti, interventi. Imprese che per la maggior parte rientrano appunto nel comparto Moda.
«A queste problematiche – contiua l’associazione – si aggiunge inoltre, uno degli ostacoli più significativi per il settore, ovvero il costo del lavoro. Le imprese da tempo richiedono una ristrutturazione del sistema per rendere il cuneo fiscale più competitivo ed è quindi essenziale, oggi più che mai, che il governo adotti misure strutturali per abbassare i costi e incentivare la produzione. Un ulteriore fattore di pressione per il distretto Fermano-Maceratese è rappresentato dalla concorrenza generata dalle Zone Economiche Speciali (ZES) nelle regioni del Sud Italia e nel vicino Abruzzo. Queste aree godono di agevolazioni fiscali e burocratiche che attraggono investimenti e imprese, creando un ambiente di competizione sfavorevole per le regioni limitrofe non incluse nelle ZES. È fondamentale che le autorità regionali e nazionali adottino misure per bilanciare questo svantaggio competitivo e supportare le imprese locali».
«Una delle priorità immediate – conclude quindi Confartigianato- è l’implementazione di un credito d’imposta sia per la ricerca e lo sviluppo, che per lo stile e i campionari, ingiustamente esclusi. È incomprensibile la decisione di far restituire alle imprese i contributi precedentemente percepiti proprio per questo tipo di intervento e contiamo quindi che venga prontamente revocata. Sarà pertanto cruciale definire linee guida chiare e accessibili per supportare le aziende nel superare questa fase critica. Investire in innovazione e sviluppo tecnologico potrebbe rappresentare una via d’uscita dalla crisi, promuovendo la competitività del distretto sul mercato globale.
Infine, una parentesi merita la transizione ecologica, che non sempre trova l’attenzioni del consumatore, ancora troppo attento al prezzo finale piuttosto che alla sostenibilità. Ci sono aziende che hanno realizzato campionari green e se li sono ritrovati sul groppone. È giusto sorreggere le aziende che seguono questo filone.
Questa fase di profonda difficoltà richiede interventi mirati e strategici. La collaborazione tra istituzioni, imprese e associazioni di categoria sarà fondamentale per affrontare le sfide e rilanciare uno dei settori più rappresentativi dell’economia regionale».