FERMO – «Un argomento come questo imponeva un’analisi e un’attenta riflessione. Da tutti i comuni coinvolti invece arriva un voto frettoloso sulla proposta di acquisto. E anche a Fermo la documentazione è arrivata in consiglio comunale con un grave ritardo». Così in una nota il gruppo M5S di Fermo e il consigliere comunale Stefano Fortuna in merito all’operazione di acquisto della SATO da parte del CIIP, bocciata dalla Corte dei Conti.
«Non si capisce come mai – stigmatizzano – ma a Fermo arrivano spesso in commissione consiliare e in consiglio comunale proposte dell’ultimo minuto, come quella dell’acquisto del gruppo SATO da parte di CIIP. Gli assessori e le presidenze forniscono spiegazioni tecniche, ma raramente affrontano l’aspetto politico della proposta. I consiglieri si trovano a dover analizzare documenti e faldoni in pochi giorni per quello che sembra dover essere l’investimento dell’anno per CIIP. Una simile questione avrebbe invece richiesto un serio approfondimento, il confronto con i rappresentanti locali e l’ascolto dei comitati sul territorio al fine di comprendere le loro posizioni. Non ci si può fidare delle rassicurazioni ricevute in commissione. E così si finisce ad assistere al voto frettoloso da parte di tutti i comuni coinvolti. Per la serie: se sbaglia uno sbagliano tutti. Ci chiediamo – incalzano – come sia possibile che il comune di Fermo, insieme al suo segretario generale, al sindaco e all’assessore competente, abbiano permesso il passaggio di una proposta che ha poi generato 41 pagine di controversie legali? Come può una maggioranza, che si professa esperta di giurisprudenza, vedersi bocciare un atto di compravendita così semplice? Per lavorare al bene comune, è necessario favorire un dialogo maggiore e un’analisi approfondita delle proposte, soprattutto quando si tratta di progetti complessi e onerosi. Non si possono considerare i consiglieri dei semplici passacarte. Che le nostre perplessità siano più che lecite lo dimostra la pronuncia della Corte dei Conti che, con 44 pagine, ha demolito questa operazione e condividiamo la riflessione del Tavolo per l’Acqua Bene Comune: come è possibile che nessuno tra i sindaci e le maggiori forze politiche abbia alzato la voce? Su 59 comuni soci, di cui 54 presenti, solo 6 si sono astenuti e nessuno si è opposto a una delibera i cui vizi palesi erano stati riscontrati e sollevati da movimenti e comitati di cittadini. Come mai tanti segretari comunali, dirigenti, revisori, preposti alle valutazioni tecniche e di legittimità, hanno lasciato correre senza sollevare alcun rilievo?»