Avanti Montegranaro contro la vendita del Centro Sociale “Giovanni Conti”: «Uno spazio strategico, che avrebbe potuto essere riqualificato»

MONTEGRANARO – Si legge in una nota del Gruppo di minoranza Avanti Montegranaro: «La decisione dell’amministrazione comunale di vendere lo storico locale del Centro Sociale “Giovanni Conti” rappresenta per noi dell’opposizione l’ennesima dimostrazione della totale mancanza di progettualità.

Parliamo di un bene pubblico, centrale, ampio, privo di barriere architettoniche e con accesso diretto dalla piazza principale. Uno spazio strategico, che avrebbe potuto essere riqualificato e restituito alla comunità come centro giovanile, spazio culturale, sociale e associativo.

Invece, si è scelta l’alienazione definitiva, rinunciando per sempre alla possibilità di usarlo per fini pubblici.

Se proprio l’intenzione era quella di avviare lì un’attività di somministrazione, si poteva procedere con una concessione pluriennale, mantenendo la proprietà comunale e assicurando l’utilizzo pubblico del bene nel tempo.

C’è da sottolineare, inoltre, come la decisione di vendere sia stata motivata da “richieste” provenienti da soggetti privati. E questo è inaccettabile, soprattutto considerando i numerosi immobili privati attualmente disponibili nel centro storico. Una scelta miope, che non tiene conto del valore strategico del bene pubblico e del suo potenziale utilizzo collettivo.

La domanda che ci poniamo è semplice: cosa accadrà se l’attività che nascerà dalla vendita dovesse fallire? La comunità perderebbe per sempre l’utilizzo di uno spazio tanto ampio quanto funzionale, per una scelta che guarda al breve termine, senza alcuna visione futura.

Inoltre, l’Amministrazione non può nascondersi dietro la scusa della mancanza di fondi: dal rendiconto 2024 emerge un avanzo di amministrazione vicino al milione di euro. Le risorse per riqualificare c’erano, è mancata la volontà.

Come Avanti, continuiamo a credere che il patrimonio pubblico debba essere valorizzato, non svenduto. Il faro dell’agire politico è l’interesse pubblico e non ci si può piegare alle richieste del privato.

Questa operazione dimostra ancor di più l’assenza di un piano chiaro per il futuro della nostra comunità.»